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Cronaca

Jesi Imprese e transizione digitale, l’incontro del Club Nova Aesis

All’Hotel Federico II la serata sul tema delle pmi, una riflessione sui possibili scenari per tornare a essere competitive, ospite il professor Donato Iacobucci

Jesi – Si rinnovano anche quest’anno le serate del Club Nova Aesis che nell’elegante location dell’Hotel Federico II ha dato il via al primo degli appuntamenti in programma per il 2024, che uniscono alla dimensione conviviale la trattazione di argomenti di attualità, cultura, economia, medicina, invitando esperti del settore ad approfondire le tematiche prescelte.

A fare gli onori di casa il presidente del Club Nova Aesis Aldivano Ferrucci e il vice presidente Giancarlo Catani, numerosi gli ospiti che hanno partecipato alla serata, volti noti del mondo imprenditoriale cittadino e rappresentanti di associazioni del territorio, curiosi di ascoltare l’intervento del professor Donato Iacobucci, ricercatore e docente all’Università Politecnica delle Marche, presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, il quale ha ricoperto anche incarichi di prestigio nell’ambito della ricerca, come responsabile scientifico dell’Osservatorio sulle medie imprese e quello di Coordinatore della Fondazione Merloni.

Il professor Donato Iacobucci

Proprio sullo stato di salute delle piccole e medie imprese del territorio, si è incentrato l’intervento della serata, volto a trattare il Modello marchigiano nella transizione digitale ed ecologica“, durante il quale il professore ha ripercorso la storia delle aziende locali che in pochi decenni hanno attraversato una forte crescita grazie a un processo di industrializzazione del territorio regionale che dall’agricoltura si è rivolto al settore manifatturiero, per poi assistere ad una inversione di rotta a partire dal 2008, come ha spiegato il professor Donato Iacobucci.

«La crisi del Fabrianese e il crash di Banca Marche, unitamente all’assenza di imprese medio grandi che potessero trainare l’economia del territorio, hanno determinato un assetto imprenditoriale che oggi non è più competitivo».

Se negli anni ’70 – ’80 privilegiate erano le aree periferiche connotate dai tipici distretti produttivi, oggi sono i grandi centri urbani a farla da padroni come attrattori di sviluppo, «ma nella nostra regione la concentrazione urbana è assente».

Dall’intervento del professore, infatti, è emerso come la valorizzazione dei borghi possa essere affascinante da un punto di vista turistico ma per la salute del sistema imprenditoriale marchigiano rappresenta un grande limite, così come le dimensioni medio-piccole delle aziende del territorio, limite che potrebbe essere superato incentivando la fusione e l’aggregazione di imprese.

Numerose le domande e le richieste di approfondimento da parte del pubblico, importanti per una riflessione su un mercato che sta attraversando grandi fasi di cambiamento e di fronte al quale le Marche sono chiamate a mettere in atto nuove strategie di sviluppo se vogliono guadagnare in competitività.

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