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Cronaca

Jesi “Galilei” e scuola di Seul, dalla storia le radici del futuro

A Palazzo dei Convegni l’incontro conclusivo del gemellaggio tra l’istituto jesino e il Jeohyeon High School, con la presentazione del libro “La partecipazione italiana alla guerra di Corea – 1950-53”

Jesi – Da un’idea nata nel periodo del lockdown, 2020, si è sviluppato un rapporto – non solo di semplice amicizia fra due Istituti, uno italiano e l’altro coreano, che è sfociato, con reciproca soddisfazione, in un gemellaggio lavorativo che ha permesso un percorso di avvicinamento e comprensione fra due culture che esprimono ovviamente potenzialità e retroterra diversi, distanti fusi orari che potevano costituire all’inizio un muro invalicabile per la comunicazione e per lo sviluppo concreto delle potenzialità.

L’Ambasciata italiana a Seul è stata artefice e boa per trovare una scuola coreana che fosse interessata al progetto di studi che l’Istituto di Istruzione Superiore Galilei di Jesi, scuola che ha ricevuto riconoscimenti per la sua spinta in avanti nel mondo dell’istruzione, in ogni parte del mondo, e l’hanno trovata nella Jeohyeon High School di Seul che, con la dirigenza scolastica e 20 studenti coreani, hanno ricambiato, venendo in Italia e a Jesi in particolare, gli stage che in questi tre anni hanno tenuto uniti i due Istituti, le due nazioni, se volete.

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Uno sventolio di bandierine italiane e coreane ha arricchito sabato scorso il salone del Palazzo dei Convegni di Jesi, che rappresenta una sorta di chiusura dei lavori, ampiamente commentati e riportati da filmati che raccontano lo sviluppo di questo rapporto, l’approccio, e soprattutto culminano con la presentazione di un libro che racconta fatti di cui pochi sono a conoscenza, che riportano “La partecipazione italiana alla guerra di Corea – 1950-53”.

Partecipazione assolutamente avulsa nelle finalità dalle cosiddette missioni di pace perché costituita dal reparto chirurgico della Croce Rossa Italiana che ha eseguito numerosissimi interventi di chirurgia ambulatoriale, radiografie, analisi mediche e odontoiatriche, assistenza dei pazienti e 198.884 trattamenti ambulatoriali.

Di questo si può leggere in un volume presentato dal dottor Salvatore Poloni, che racconta la competenza e la sinergia con il popolo sudcoreano, quasi in prima persona: suo padre era un medico che ha guidato, con entusiasmo e competenza, il lavoro in campo medico.

Superando difficoltà soprattutto nella comunicazione con la popolazione locale e con pochi interpreti a disposizione. Il libro dimostra l’affinità, sin da allora, fra i due popoli e, soprattutto, che «non c’è futuro per un popolo che dimentica la storia».

Una mattinata coinvolgente, aperta dal saluto del dirigente scolastico, ancor più carico di energia di sempre, Luigi Frati, dai saluti di Samuele Animali, vice sindaco e anche insegnante all’Iis Galilei, che ha ribadito l’importanza di iniziative come questa che, negli anni di collaborazione permettono, attraverso la relazione, di «costruire il futuro della nostra società».  

Di pieno apprezzamento l’intervento di Donatella D’Amico, direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale per le Marche, che ha concluso il suo saluto dicendo che «queste attività debbono avere il nostro plauso, il nostro ringraziamento, perché vediamo il futuro che ha bisogno di guardare al passato per capire il mondo».  

Docenti dei due istituti hanno occupato il tavolo dei relatori, ciascuno ha affrontato il racconto del cammino che ha portato gli studenti da Jesi a Seul e quelli coreani da Seul a Jesi, passando per Roma e Loreto.

Infine, gli studenti coreani, deliziosi nelle loro divise che caratterizzano la propria scuola, hanno raccontato, uno alla volta, il loro rapporto con i nostri studenti e la storia degli operatori della Croce Rossa Italiana durante la Guerra di Corea.

Uno scambio internazionale, l’ennesimo, che ha dimostrato che l’idea iniziale di due insegnanti del Galilei, docenti di italiano ed economia, interessate alla cultura, alla musica, alle serie tv coreane, hanno partorito una grande amicizia e arricchito, soprattutto, gli studenti non solo nel comunicare specificatamente in inglese, ma nella scoperta di un mondo che, a occhio, potrebbe sembrare molto lontano.

Ma l’amicizia e la sinergia, quando hanno le stesse motivazioni, riducono le distanze e abbattono i fusi orari.           

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