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Cronaca

JESI INTERVISTA AL VESCOVO DON GERARDO: “IL NATALE CI FA RISCOPRIRE L’AMORE DI DIO, IMITIAMO LA SUA MISERICORDIA”

JESI, 25 dicembre 2015 – Domenica 13 dicembre tantissimi fedeli hanno affollato la chiesa cattedrale per la cerimonia d’apertura della Porta Santa, in occasione del giubileo straordinario della Misericordia indetto da Papa Francesco.

«La Porta Santa – spiega il vescovo, don Gerardo Rocconi – rappresenta Cristo stesso, che nel capitolo 10 del Vangelo di Giovanni dice: “Io sono la porta. Chi passa attraverso me entra in un buon pascolo”. Passare la Porta Santa significa, pertanto, entrare nell’abbraccio di Cristo. E, di conseguenza, significa entrare in una vita rinnovata, riconciliata con Dio».

Che significa, invece, essere misericordiosi?

"Passare la Porta Santa significa, pertanto, entrare nell’abbraccio di Cristo" (foto CriCo)

“Passare la Porta Santa significa, pertanto, entrare nell’abbraccio di Cristo” (foto CriCo)

«Etimologicamente la parola può avere diversi significati, ma tutti fanno riferimento al cuore (cor, cordis, in latino). Dio è misericordioso perché ama di un amore sconfinato. Noi latini vediamo come sede dei sentimenti forti il cuore. Nella cultura ebraica la sede dei sentimenti forti sono le viscere. Pertanto Dio ama visceralmente. Lo sconfinato amore di Dio da scoprire e imitare è il senso del giubileo attuale. L’amore di Dio è arrivato a donare il suo Figlio. Non poteva fare di più. In Gesù noi vediamo il volto misericordioso del Padre e Gesù con tutta la sua vita ha parlato di misericordia e ha agito con misericordia. Ha fatto tutto per amore, ponendosi accanto ad ogni situazione di sofferenza».

Come ha vissuto il vescovo la giornata d’apertura della Porta Santa, il 13 dicembre scorso?

"In Gesù noi vediamo il volto misericordioso del Padre e Gesù con tutta la sua vita ha parlato di misericordia e ha agito con misericordia" (foto CriCo)

“In Gesù noi vediamo il volto misericordioso del Padre e Gesù con tutta la sua vita ha parlato di misericordia e ha agito con misericordia” (foto CriCo)

«È stato un prepararsi interiormente. Comunque, la domenica mattina l’ho passata in due parrocchie dove si celebrava santa Lucia (Duomo e omonima chiesa). Il pomeriggio ho pensato a quanto avrei detto, ho pregato perché le mie parole non fossero banali. E, poi, la celebrazione. Ero emozionatissimo. Quando ho visto quella marea di gente, emozione e gioia hanno convissuto. È stata una celebrazione semplice, lineare, agile, e nello stesso tempo intensissima. Ho avuto la sensazione che sia accaduto qualcosa che la gente attendeva, che fosse venuta per assaporare qualcosa, per dissetarsi e vincere quell’aridità nella quale siamo immersi. Sicuramente non attendevamo tutti quei fedeli. Mi hanno detto che molti sono rimasti fuori dalla chiesa, un terzo almeno dei presenti, e dentro si vedeva un pavimento di teste. Credo che il merito di questa grande affluenza – da noi e ovunque – sia del Papa che ha saputo creare questa attesa e, soprattutto, ha saputo farci vedere questo giubileo come la possibilità di far riemergere la parte migliore di noi stessi, quella della solidarietà, della riconciliazione, della fiducia, della pace. La gente attende e ha bisogno di questo. Le tante sofferenze, le durezze, in cui si trova, la sta soffocando: ha bisogno di aria buona. E il Papa fa capire che se ci convertiamo la possibilità di respirare aria buona c’è. Il fatto che non sia accaduto alcun incidente, dimostrazione, attentato, da nessuna parte, la dice lunga. Questo giubileo sta parlando al cuore di tutti».

Qual è il messaggio che il vescovo, il giorno di Natale e dell’anno giubilare in corso, invia alla sua Diocesi?

"Donare misericordia nella solidarietà e, soprattutto, nel perdono" (foto CriCo)

“Donare misericordia nella solidarietà e, soprattutto, nel perdono” (foto CriCo)

«Il messaggio è d’obbligo. Donare misericordia nella solidarietà e, soprattutto, nel perdono. Ma, e questa è la sottolineatura forte, può dare misericordia solo chi ha sperimentato misericordia. Ecco perché il giubileo prevede due momenti. Il primo è fare esperienza di misericordia, cioè riscoprire l’amore di Dio, gustarne il suo amore, ritornare al suo amore, attraverso il silenzio, la preghiera, la meditazione. Solo se si vive una forte esperienza in tal senso, allora è possibile diventare misericordiosi, anzi è una esigenza. In altre parole, essere misericordiosi non è semplicemente un fatto di volontà. È piuttosto il modo di vivere conseguente ad una esperienza, quella dell’incontro con Dio misericordioso».

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