Cronaca
JESI LE FIERE VISTE CON GLI OCCHI DEGLI ABUSIVI: “UN CONTINUO NASCONDERE E RIMETTERE LA MERCE”
25 Settembre 2015
JESI, 25 settembre 2015 – La merce richiusa in fretta dentro un saccone azzurro, cellulare in mano e parte la chiamata per avvertire che stanno arrivando i vigili urbani di pattuglia. Uno dei tanti ragazzi di colore che vendono sul marciapiede ha così lanciato l’allarme. Si va a ondate lungo corso Matteotti in questo ultimo pomeriggio di Fiera. La pioggia ha dato una tregua e la gente ha riempito di nuovo le vie piene di bancarelle. Ma il vero movimento, continuo, sono loro, gli abusivi. Ovunque.
Basta fermarsi a guardare. Passata la pattuglia, via, per l’ennesima volta a spandere in terra la mercanzia: magliette, borse, portafogli, ombrelli, riproduzioni colorate di dipinti. Va avanti così, ormai, da tre giorni, in un continuo metti e togli che neanche le operazioni di sequestro, sin qui effettuate, hanno potuto stoppare. E’ quasi un gioco a nascondino, se non fosse per il fatto che gli uni lo fanno per vivere e gli altri per far rispettare la legge.
«Non ho venduto niente – ci dice Antoine in uno stentato italiano-, come si fa con questo nascondersi e ritornare. Io vengo dalla Toscana con altri, ripartiamo domani ma non siamo riusciti a fare molto». La sua sacca richiusa è piena di magliette, lui staziona nei pressi di piazza della Repubblica, fianco a fianco con altri compagni di commercio che occupano, quasi senza soluzione di continuità, il marciapiede libero, sino al santuario delle Grazie.
«Oggi non sono riuscito a pranzare – continua – è dura…». Passati i vigili, che comunque non è che abbiano il dono dell’ubiquità, la merce ritorna in vendita, riposta velocemente sul marciapiede. In attesa di essere altrettanto velocemente imboscata.
A neanche dieci metri staziona un suo amico. Lui tratta borse per signore, diciamo così, griffate. Niente foto, ci fa capire, neanche di spalle. Tanto la situazione è quella che è. Uguale per tutti. Però il suo italiano è migliore…
«Venduto poco, fuggito molto – afferma – e non c’è possibilità che la situazione, almeno per ora, migliori. Aspettiamo, forse stasera». E poi, alla fine, a dormire dove capita. «Sotto un capannone, ci abbiamo messo anche del cartone, per ripararci meglio».
(Pino Nardella)