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Cronaca

Jesi Liceo “Da Vinci”, assemblea d’istituto su Shoah e diritti umani

Visione del film “One Life” su Nicholas Winton denominato lo Schindler britannico e incontro con Barbara Traversi rappresentante di Antenna Amnesty Jesi

Jesi – La mattinata di lunedì scorso, 29 gennaio, si è svolta alla Multisala Giometti l’assemblea di Istituto degli studenti del Liceo Scientifico Statale “Leonardo Da Vinci”.

I ragazzi hanno deciso di incentrare l’assemblea sul Giorno della Memoria, che ricorre ogni anno il 27 gennaio, partecipando alla visione del fim “One Life”, con la regia di James Hawes.

Alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, Nicholas Winton, agente di borsa londinese, interpretato magistralmente nel film dall’attore Antony Hopkins, avvertendo la minaccia dell’invasione della Germania di Hitler, organizza un piano noto come Operazione Kindertransport, per salvare centinaia di bambini, di cui molti di religione ebraica.

Winton riesce a far partire otto treni con a bordo i bambini che raggiungono la Gran Bretagna dove verranno ospitati da famiglie affidatarie.

Nella seconda metà degli anni ’80, l’impegno di Winton fu finalmente riconosciuto pubblicamente, quando ebbe modo di incontrare quei bambini ormai adulti nel corso della trasmissione della Bbc That’s Life!. Alla fine ne salvò 669 dai campi di concentramento ed è stato per questo denominato lo Schindler britannico.

Come ha ricordato pochi giorni fa al Quirinale il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, lo sterminio degli ebrei è stato “il più abominevole dei crimini” e Auschwitz ha spalancato i suoi cancelli su “un orrore assoluto, senza precedenti” che è stato “idealizzato e realizzato in nome di ideologie fondate sul mito della razza, dell’odio, del fanatismo, della prevaricazione”.

La strada da seguire, soprattutto ora che si stanno riaffacciando “pericolose fattispecie di antisemitismo” non è certo “quella dell’odio”, ma più che mai quella “della pace”, riconoscendo, oggi, anche il diritto di un popolo come quello palestinese ad avere un proprio Stato.

Oltre alle riflessioni sulla Giornata della Memoria e sulla Shoah, gli alunni hanno assistito nelle varie sale all’intervento di Barbara Traversi, rappresentante di Antenna Amnesty Jesi.

Che cos’ha a che fare Amnesty International, associazione nata nel 1961, con il Giorno della Memoria? Lo ha così ben illustrato e chiarito agli studenti proprio Barbara Traversi.

«Tutto il lavoro dell’associazione si fonda sulla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, che è a sua volta figlia della tragedia immane della Shoah e degli orrori della Seconda Guerra Mondiale».

«Nei 75 anni trascorsi dalla Dichiarazione, molti dei suoi principi sono stati disattesi. Perché allora non liquidarla come un’illusione, un’utopia fallita? La risposta è in una parola: speranza. Il dissidente cecoslovacco Vaclav Havel definì la speranza in questo modo: la speranza non è ottimismo, non è la convinzione che quello che stiamo facendo avrà successo, ma è la certezza che quello che stiamo facendo ha un significato, che abbia successo o meno».

«Questa certezza anima i 10 milioni di sostenitori di Amnesty International e tutti gli altri difensori dei diritti umani nel mondo. Come la giovane Aleksandra Skochilenko, condannata a sette anni di carcere per aver denunciato l’aggressione all’Ucraina. Come l’attivista per i diritti delle persone Lgbtquia+ Zahra Sedighi Hamedani, condannata inizialmente a morte dal regime iraniano, in attesa ora, a seguito dell’annullamento di quella pena, di un nuovo processo. Come Matiullah Wesa, attivista per l’istruzione femminile in Afghanistan, detenuto per sette mesi, o Justyna Wydrznigska, processata in Polonia per aver assistito una donna nell’accesso a un’interruzione volontaria di gravidanza. La speranza anima gli attivisti per il clima, colpiti nel loro diritto a protestare pacificamente da una legislazione sempre più punitiva, e tutti coloro che chiedono un cessate il fuoco a Gaza, come i pacifisti che si contrappongono ai propri leader sull’uno e l’altro fronte di guerra e il governo sudafricano».

«Come non si stanca di ripetere la senatrice Liliana Segre, è stata l’indifferenza di tanti a rendere possibile l’Olocausto. Le persone di cui abbiamo ripercorso le vicende si sono rifiutate di restare indifferenti e in silenzio. Noi abbiamo il potere e il dovere di sostenerle, di proteggerle con la nostra attenzione e la nostra mobilitazione. A 75 anni dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, il mondo è ancora un luogo di grandi ingiustizie, ma è anche un luogo popolato da persone che le combattono con generosità e coraggio. Insieme a loro possiamo alimentare la speranza e fare in modo che la memoria non resti solo una speranza».

«Amnesty International è un movimento mondiale che difende i diritti umani. La sua attività si basa su una diretta attività di ricerca relativa alle violazioni o su informazioni da fonti accuratamente verificate e consiste in una mobilitazione a vari livelli: pubblicazione di rapporti, petizioni rivolte alle autorità, azione di lobby, informazione ed educazione ai diritti umani».

«L’Antenna Jesi, come gli altri gruppi presenti sul territorio, contribuisce a queste attività in particolare creando iniziative di approfondimento e sensibilizzazione sulle campagne dell’associazione, promuovendo gli appelli, incontrando i ragazzi delle scuole».

Una preziosa occasione, quindi, questa assemblea di Istituto, di riflessione civica sul nostro passato, presente e futuro, una mattinata che ha rafforzato nei partecipanti la convinzione di come sia di fondamentale importanza il rispetto dei diritti umani sempre e ovunque.

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