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Cronaca

Jesi Tra arte e storia il primo tour guidato al Cimitero Monumentale

Iscrizioni al completo per il giro in un museo a cielo aperto tra cappelle private veri e propri capolavori pieni di simbolismi, caratteristiche e curiosità del secolo scorso 

Jesi Iscrizioni al completo, e forse anche qualche persona in più, per la visita guidata al cimitero monumentale di via Santa Lucia. 

Un giro che ha fatto conoscere ai presenti, c’era anche l’assessore alla cultura Luca Brecciaroli, architetti famosi che hanno progettato per alcune cappelle private veri e propri capolavori pieni di simbolismi, caratteristiche e curiosità del secolo scorso. 

La visita dei campi e del famedio è durata più di un’ora e mezza e la guida ha saputo illustrare in maniera egregia quello che è stato il frutto della sua paziente ricerca perché molte cappelline hanno cambiato proprietario e altre sono completamente chiuse al pubblico, quindi non è facile poterne scorgere le fattezze. Tutto si è svolto con la massima discrezione per non disturbare chi invece in maniera autonoma faceva visita ai propri defunti.

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Un tour, avvenuto ieri mattina in una bella mattinata di sole, in collaborazione con l’ufficio del turismo, ha voluto presentare il cimitero di Jesi come un museo a cielo aperto nello stesso modo in cui avviene da tempo nelle grandi città come Bologna, Roma, Napoli per citarne alcune. 

Qualcuno ha visto del macabro in questa scelta di offrire una visita guidata al cimitero solamente perché ancora si associano il dolore e la morte con questo luogo, che in realtà è un luogo di culto, pieno di architettura proprio come le chiese che spesso ci troviamo a visitare, un museo a cielo aperto, appunto. Il cimitero, in realtà, è in luogo di pace dove vivono storie di persone che talvolta hanno condotto vite degne di essere ricordate, le loro gesta e il loro ricordo vanno quindi preservati. 

Durante le visita si è potuto constatare come a Jesi è vissuto, ad esempio, il pacifista Edmondo Marcucci che insieme ad Aldo Capitini dette origine, il 24 settembre 1961, alla Marcia della Pace Perugia – Assisi. 

Qui riposa anche la nostra attrice Valeria Abruzzetti Moriconi, e nel 2021 la cappellina nella quale si trovano le sue spoglie ha ospitato un concerto per arpa. 

La prima a osteggiare la creazione dei cimiteri fu la Chiesa che non vedeva di buon occhio il fatto che fossero sepolte nel medesimo posto persone di ranghi differenti perché la morte avrebbe reso tutti uguali un po’ come la Livella di Totò. 

Fu proprio Napoleone nel 1804 a promulgare l’editto secondo il quale dovevano essere costruiti cimiteri per ospitare le salme dei tanti deceduti per guerre carestie e pestilenze specificando che tali posti dovevano sorgere in zone ben areate, molto ampie ed esposte al sole. 

Anche Ugo Foscolo non era d’accordo sulla nascita di cimiteri che mettessero insieme letterati e persone comuni. Quindi, nonostante la dura opposizione della Chiesa e di alcuni esponenti dell’intellighenzia dell’ epoca, parliamo dei primi dell’ 800, questi luoghi di “riposo” videro comunque la luce. 

Anche a Jesi ne fu progettato uno in zona San Francesco a Monte ma, per via di lungaggini burocratiche e amministrative, fu poi pensato di costruirlo in zona Santa Lucia, dove poi si trova attualmente. 

Nel 1817, quindi, il cimitero di Jesi era pronto e benedetto, i campi furono via via aggiunti dopo, con l’epidemia di colera del 1860 e le guerre in seguito. 

Operarono alla realizzazione artisti e scultori importanti come Raffaelle Pirani, scultore che realizzò anche i medaglioni presenti in municipio. Sue le opere nella cappella della famiglia Agostinelli, importanti imprenditori nel campo delle filande. Ma Pirani realizzò anche diversi cancelli di cappelline come quello della famiglia Agostini dove è presente una sorta di Maria con il Cristo morto. Nel campo si trova anche la cappella della famiglia Baldi tutta in stile art déco. Poi, nei primi anni del 900, si iniziò a scrivere sulle lapidi anche il lavoro che si era svolto in vita e infatti troviamo una levatrice e tanti altre mansioni per lo più statali. 

Non solo nel 2000 i nomi dati ai bambini risultano a volte particolari, ma anche nel 900 possiamo trovare la sepoltura di una Messalina e di un Radames

E scopriamo anche, con meraviglia, che la forma stessa del camposanto è particolare non si sa infatti se voluta o casuale. Infatti, come si può vedere nella ricostruzione, si delineano le forme di un calice e di una eucarestia. Non si è mai saputo se questa forma particolare sia frutto del caso o se ci sia stata una volontà nel costruire tutte le cappelline che vanno a creare questo calice .

La particolare forma a calice con eucarestia del Campo I

Sicuramente ci sono tante famiglie nobili presenti nel campo, una tra tutte la Magagnini che ha dato alla città un vescovo. 

Presenti nelle cappelline molti simboli che richiamano all’infinito e quindi all’eternità, come quello del serpente che si mangia la coda dando quindi avvio a un processo di vita e morte o della coda di pavone perché in antichità si credeva che quella tipologia di carne non andasse mai a male, rendendola immortale

Per tornare ancora ai mestieri svolti in vita è particolare la tomba della famiglia del Cavalier Silvi maestro di musica, che vede sulla lapide note e chiave di violino. 

Tra le particolarità c’è il piccolo monumento a Zenobia Battaglia vedova Rossi, realizzato da Silvio Ceccarelli nel 1835 quando la donna la commissionò ancora in vita. Fu benefattrice per la città di Jesi.  

L’unica tomba colorata, di rosa, è quella della famiglia Ghislieri, importante per la città perché nel 1959 dona la propria biblioteca alla Città di Jesi con una cospicua somma di denaro per l’acquisto di altri volumi che potessero essere utili alla cittadinanza. 

Insomma, moltissime curiosità che non riportiamo perché chi è interessato potrà seguire altre visite che probabilmente l’ufficio del turismo organizzerà ancora.

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