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Rosora Lavoroperlapersona, i minatori di Cabernardi

Una storia di lavoro, famiglie e territorio, eredità identitaria tramandata una generazione dopo l’altra: domani alle 18.15 a Palazzo Luminari

Rosora, 4 novembre 2022Fondazione Lavoroperlapersona dà appuntamento per domani, 5 ottobre, alle 18.15 presso la sede di Rosora, a Palazzo Luminari, per raccontare una storia di lavoro, famiglia e territorio: quella dei minatori di Cabernardi di Sassoferrato.

Ad introdurre l’evento sarà Gabriele Gabrielli, presidente della Fondazione Lavoroperlapersona, cui seguirà l’intervista di Asmae Dachan e Veronique Angeletti ai relatori Ugo Fraboni, poeta e figlio di un minatore di zolfo, Ardenio Ottaviani, figlio di un minatore di zolfo e studioso della miniera di Cabernardi, Patrizia Greci, presidente dell’Associazione culturale “La Miniera” onlus e vice presidente dell’Ente Parco dello Zolfo di Marche e Romagna, Guido Guidarelli dell’Associazione Cristalli nella Nebbia di Ferrara.

Per partecipare, registrarsi nel sito (link).

La storia dei minatori di zolfo di Cabernardi è la storia di come il lavoro, passando di mano in mano e trasformandosi, possa segnare l’identità di un territorio, una generazione dopo l’altra. Con questo evento la Fondazione Lavoroperlapersona intende raccontare la storia delle persone che, con il loro impegno, hanno contribuito alla crescita dell’Appennino anconetano e a scrivere gli equilibri sociali e politici del suo territorio.

Un racconto che comincia dalla storia della miniera di Cabernardi di Sassoferrato che, scoperta nel 1886, è stata il polo estrattivo più importante d’Europa dando lavoro a circa 1.600 persone sino alla sua chiusura avvenuta 1959: una notizia che portò allo sciopero di 337 minatori e alla così detta “La lotta dei sepolti vivi”. 

Lo sciopero durò 40 giorni sino ad ottenere la promessa da parte della Montecatini, la ditta proprietaria, di altri sondaggi, il pensionamento anticipato per alcuni lavoratori e per altri il trasferimento. Il che non impedì all’attività estrattiva di essere spostata nell’altro pozzo di Percozzone e ai minatori e alle loro famiglie di dover emigrare a Ferrara, in Sicilia, in Toscana. 

Il 1963 fu l’anno dove il polo fu chiuso definitivamente con la rinuncia da parte della Montecatini della concessione. Nonostante questo, la miniera continua a rimanere un simbolo vivo del territorio, una eredità identitaria tramandata una generazione dopo l’altra, che dà dignità ai 1.600 minatori e ai 337 scioperanti.

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