Segui QdM Notizie

Chiaravalle

Sanità Che fine ha fatto l’ambulatorio di medicina del sonno a Torrette?

Organizzato, e non più ripristinato, dalla neurologa chiaravallese dottoressa Laura Buratti è svanito alla scadenza di un contratto, «provo dispiacere nel vedermi tagliata fuori»

Chiaravalle – A distanza di diversi mesi dalla petizione lanciata dalla neurologa chiaravallese, la dottoressa Laura Buratti come estrema richiesta di aiuto, dopo numerosi encomi all’azienda, reclami per la chiusura, a distanza di molto tempo l’ambulatorio di medicina del sonno dell’ospedale di Torrette, così come da lei organizzato in tutte le sfaccettature, non è stato più ripristinato.

Numerosi strumenti costosi, acquistati con fondi e progetti di ricerca, sono inutilizzati da mesi e sono accantonati fra la polvere crescente di un armadietto. Tutta la fatica della dottoressa chiaravallese, anni e anni di costruzione del servizio, svaniti nella scadenza di un contratto.

«Pazienti con esami strumentali che aspettavano da mesi, alcuni anche un anno, rimessi in coda in altri servizi – spiega la dott. Buratti – addirittura inviati in altri ospedali, in particolare Osimo. In un’ottica regionale attuale di smaltimento liste di attesa, tutto questo è inconcepibile. Al momento, otto mesi di esami strumentali persi, da maggio ancora annullamento di esami previsti per dicembre».

Il dispiacere nel vedere la fine di un ambulatorio così come la Buratti l’aveva ideato, l’ha portata a raccontare la sua storia con un servizio in rete.

L’ambulatorio si occupava delle diagnosi e della gestione delle malattie respiratorie nel sonno così come efficientemente effettuato dalla Clinica di Pneumologia, il servizio della dott.ssa Buratti aiutava la struttura nell’esecuzione di poligrafie e terapie ventilatorie e non era solo analogo ma complementare.

Se è vero, infatti, che l’Osas (Obstructive Sleep Apnea Syndrome, ovvero sindrome delle apnee ostruttive nel sonno) è un comunissimo disturbo, ma con gravissime conseguenze a breve e lungo termine sia da punto di vista cardiovascolare che dal punto di vista cognitivo e metabolico, è anche vero che non è l’unico disturbo.

«Basti pensare – afferma la dottoressa – ai movimenti periodici degli arti, di cui i pazienti sono spesso inconsapevoli, ma che possono determinare un impatto sul sistema cardiovascolare mediante modifica a ogni evento di pressione e frequenza cardiaca e destrutturazione del sonno mediante arousal corticali. La corretta formazione nella gestione della terapia dei disturbi del sonno-relati, in particolare della terapia dopaminergica, evita al paziente di sviluppare negli anni spiacevoli fenomeni quale, per esempio, l’augmentation, di difficile gestione una volta instauratasi».

Insonnia e stress - come mettere ko la "coppia nera"

«Chiaramente per arrivare a creare terapie specifiche occorrono corsi presso centri di alta formazione, esperienza clinica, non improvvisabili. Tali eventi non vengono evidenziati senza applicazione di elettrodi aggiuntivi al comune monitoraggio cardiorespiatorio sufficiente per diagnosi di Osas».

La dottoressa aveva promosso un filone di ricerca innovativo, non prima attraverso un percorso in Clinica Neurologica, anche sensibilizzando studenti con inserti su sonno e specifiche tematiche neurologiche (Rem behaviour disorder in sindromi extrapiramidali, ictus lacunare e sviluppo di disturbi del movimento sonno-relati, utilizzo sconsiderato di benzodizepine, sonno e gravidanza, argomenti disponibili online per gli studenti della facoltà di Medicina e Chirurgia univpm).

Analoghi inserti, in particolare relativi a ictus, sclerosi multipla e utilizzo scorretto di benzodiazepine, sono stati messi a disposizione del periodico dell’Ordine dei Medici di Ancona, sempre nell’ottica di diffusione all’interno della comunità scientifica. Negli ultimi anni venivano intensificati controlli del profilo del sonno in pazienti con disfunzioni cognitive nell’ottica di evitare la conversione di Mild Cognitive Impariment in Malattia di Alzheimer, la più comune forma di demenza. Tale interesse l’ha portata a una pubblicazione come ricercatrice principale anche diffusa su quotidiani.

Inoltre, la dottoressa ha iniziato a promuovere una prevenzione dei disturbi del sonno in gravidanza per le importanti conseguenze (sviluppo di ipertensione, eclampsia, diabete gestazionale, insonnia con sviluppo di depressione post-partum). Aveva creato posti in ambulatorio per la corretta gestione di tale condizione, non andata ancora a buon fine verosimilmente per la pandemia, ma ha sempre sperato di poter aiutare le donne in tale condizione per evitare che una situazione di vita potenzialmente meravigliosa si trasformasse in un evento infausto.


Molta attenzione si stava prestando a quello che è il Rbd per la possibilità di conversione in sindromi extrapiramidali (malattia di Parkinson e Parkinsonismi) nell’ottica di una futura neuroprotezione e anche in relazione alla pericolosità della condizione, se non ben trattata, con danni fisici alla persona e ad eventuale partner per traumatismi nel corso degli episodi violenti notturni. Un percorso utilissimo la dottoressa Buratti lo stava percorrendo nell’ambito della Sclerosi Multipla, in cui i disturbi del sonno sembrano influenzare l’andamento dell’attività di malattia mediante alterazione dei meccanismi di riparazione del danno ad ogni ricaduta.

Avrebbe voluto portare avanti una collaborazione con la Clinica di Psichiatria in relazione ai disturbi del sonno in età adolescenziale, importantissimi nella gestione di questa condizione estremamente vulnerabile. A breve, avrebbe voluto anche applicare la cura salivare della melatonina, presente solo in certi centri per calibrare precisamente la terapia con melatonina, da sempre data in maniera aspecifica con il rischio di sottovalutarla, in particolare nel suo potere cronobiotico.


Da anni calcolava su tutte le poligrafie la variabilità cardiaca, in particolare la bilancia simpatico vagale e l’arousal autonomico mediante pletismogramma, per meglio stratificare il rischio in prevenzione primaria e secondaria dell’ictus e per meglio caratterizzare la risposta terapeutica alla Cpap, non sempre dimostrabile con la sola risoluzione degli eventi respiratori.


Nel voler promuovere questa trasversalità del sonno nell’ambito delle malattie neurologiche, la dott.ssa Laura Buratti ha partecipato ad una serie di incontri televisivi consultabili online, mettendo a disposizione la sua preparazione in merito, acquisita mediante numerosi corsi
a sue spese e mediante la sua sudata attività clinica di anni gestita completamente da sola, nella speranza di creare un Centro Sonno Neurologico di eccellenza nelle Marche. Un sogno rimasto ancora nel cassetto.

«Provo un profondo dispiacere nel vedermi tagliata fuori da quanto avevo creato con sacrificio e dedizione – dice – anche preparando giovani che in futuro si formeranno e prenderanno il mio posto, trovando modelli, visite, scale, strumenti e programmi già a disposizione».

© riproduzione riservata

News