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Fabriano Cisco Bellotti: «La memoria è un muscolo da allenare»

Per celebrare gli 80 anni dell’assalto partigiano al treno di Albacina, l’Anpi ha organizzato la commemorazione e il concerto dell’ex voce dei Modena CIty Ramblers

Fabriano – Nell’ottantesimo anniversario dell’assalto dei partigiani al treno nazi-fascista fermo alla stazione di Albacina, l’Anpi di Fabriano ha organizzato gli eventi che culmineranno con il concerto alle 21.30 di “Cisco” Bellotti, l’ex voce storica dei Modena City Ramblers all’interno del circolo Arci cittadino, “Il Corto Maltese”.

Prima del concerto, alle 15, le celebrazioni per ricordare l’azione proprio nei pressi della stazione di Albacina, per tramandare la memoria di una delle più significative azioni della resistenza del territorio fabrianese. All’inizio del 1944 il movimento di Resistenza si stava organizzando e l’iniziativa, intrapresa dai gruppi Lupo e Piero, finalizzata al sabotaggio del convoglio nazi-fascista fermo alla stazione della frazione fabrianese (in cui persero la vita i giovani Ercole Ferranti e Attilio Roselli) diede il via alla lotta di Liberazione nella provincia di Ancona.

L’artista originario di Carpi, dopo aver lasciato la band nel 2005, ha intrapreso una carriera solista che lo ha portato a raccontare storie di questo tipo e personaggi capaci di ispirarne lo spirito in chiave folk-rock.

Un viaggio intenso, tra i colori della penisola e la ricerca di chi ha sempre tentato di dar voce agli “ultimi”.  

«Con la musica e con le mie canzoni – spiega Cisco Bellotti – ho sempre cercato di recuperare storie che hanno fatto parte della nostra storia recente. Se noi viviamo in una Repubblica, come la conosciamo oggi, magari imperfetta ma dove siamo tutti in grado di esprimere liberamente le nostre opinioni, lo dobbiamo a gesti come quelli di Albacina che racconteremo venerdì».

Musica per non dimenticare quindi, per fissare con decisione nel presente i fatti di un passato che secondo l’artista non deve e non può essere dimenticato.

«Noi dobbiamo tanto, tantissimo, a queste persone – prosegue – a quelli che hanno detto “Basta” ad una situazione intollerabile, una dittatura sanguinosa che ha soggiogato persone e paese. Hanno avuto il coraggio di mettersi in prima persona per lottare contro la dittatura, e questo è importante da ricordare perché in generale c’è poca memoria. Non temo ritorni di autoritarismi, si è discusso molto di questo, ma siamo in un paese democratico che necessità però “allenare” la memoria: la memoria è un muscolo da allenare».

Memoria quindi come stimolo, come percorso condiviso insieme a tanti altri artisti (anche marchigiani, come ad esempio la Gang dei fratelli Severini) per tramandare e diffondere storie.

«Oggi c’è forse più difficoltà, ma c’è ancora voglia di raccontare e cantare questi argomenti – conclude – oggi troviamo case discografiche che hanno scelto di puntare su altro, puntando sull’immagine della musica. C’è però qualcuno che ancora fa un lavoro di informazione e ricerca, ma purtroppo la visibilità è per chi ha sposato altri immaginari. Vorrei trovare ragazzi e band capaci di portare nel loro mondo la loro sensibilità artistica. È qualcosa di nascosto magari, perché sono storie che hanno bisogno di tempo per esser raccontate e di andare oltre a quei pochi secondi che magari servono per “acchiappare” e catturare l’attenzione superficiale. Ma se la memoria diventa futuro, con linguaggi nuovi, la mia speranza è quella che i giovani riescano a riappropriarsi di questi linguaggi nel loro modo».

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