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Fabriano Giorno del Ricordo, l’omaggio al cippo dei Martiri delle foibe

Il primo cittadino Daniela Ghergo ha ricordato l’esodo e i martiri facendo proprie le parole del Presidente della Repubblica Mattarella

Fabriano – Nella giornata di ieri anche la città della carta ha celebrato il giorno del Ricordo, con una celebrazione di fronte al monumento a memoria delle vittime di tutte le foibe e dell’esodo istriano-giuliano-dalmata.

Il primo cittadino Daniela Ghergo ha voluto celebrare la giornata utilizzando le parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

«Le foibe e l’esodo hanno rappresentato un trauma doloroso per la nascente Repubblica che si trovava ad affrontare l’eredità gravosa di un Paese uscito sconfitto dalla guerra. Quelle vicende costituiscono una tragedia, che non può essere dimenticata. Non si cancellano pagine di storia, tragiche e duramente sofferte. Onorare le vittime e promuovere la pace, il progresso, la collaborazione, l’integrazione, aiuta a impedire il ripetersi di tragici errori, causati da disumane ideologie e da esasperati nazionalismi; e a non rimanere prigionieri di inimicizie, di rancori, di dannose pretese di rivalsa. Se non possiamo cambiare il passato, possiamo contribuire a costruire un presente e un futuro migliori».

Ma la storia non è mai semplice da raccontare, perché prima che tutto precipitasse trattati e colpi di mano a rendere instabile l’area (L’imprea di D’Annunzio, la reggenza del Carnaro e il Natale di Sangue, il trattato di Rapallo del 1920, lo Stato libero di Fiume poi annesso all’Italia nel 1924) fino all’avvento del fascismo a “Sfaldare il delicato equilibrio etnico”.

L’italianizzazione forzata, le violenze nei confronti degli slavi residenti, i campi di prigionia con migliaia di morti e poi la seconda guerra mondiale con la guerra di annessione dei territori poi diventati jugoslavi.

Poi la lotta di liberazione per estirpare i nazifascisti da quelle terre negli ultimi anni della seconda guerra mondiale, ma nella mente del maresciallo Tito e dei suoi partigiani un “sogno” diverso, quello di quei territori senza più italiani ed un confine da portare fino al fiume Isonzo.  

Ci furono pressioni, le foibe, le violenze (anche in tempo di pace, tra i tanti anche il caso dell’eccidio del 1946 a Vergarolla, spiaggia di Pola) nei confronti di chi pagava colpe non sue, solo quella di essere italiano. A pagare partigiani, carabinieri, medici, insegnanti. Gente comune.

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