Jesi Museo delle Filande? Utile per la memoria storica non per turismo

Jesi – Facendo seguito all’articolo appena uscito che si riferisce alla mozione presentata dal consigliere Giancarlo Catani e respinta dal Consiglio comunale, credo sia utile fare alcune valutazioni.

È certo che la memoria storica di questo fenomeno tipicamente jesino non debba andare distrutta e che l’immenso materiale relativo a questa industria di cui stiamo parlando non possa andare disperso.

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Io aggiungerei, a quanto già scritto, che il lavoro delle filande, tipicamente femminile, ha segnato anche nella nostra città un’emancipazione della donna impensabile in altre realtà territoriali.

Spesso, infatti, quello della filandara era l’unico stipendio che entrava in famiglia. Certo, non può essere vista soltanto in maniera positiva, perché il lavoro era durissimo e venivano impiegate anche minorenni, che purtroppo non conoscevano l’infanzia.

Detto tutto ciò, secondo me quello che non è fattibile è creare un Museo e collegarlo a un discorso turistico.

Per due motivi: il primo, un Museo richiede strutture e personale (troppi ne sono stati aperti in passato per poi vederli inutilizzati).

Il secondo perché essendo un fenomeno tipicamente jesino non attirerebbe turisti, tutt’al più potrebbe essere un’aggiunta ad altre attrattive.

Detto questo, però, concordo con l’ idea del consigliere Giancarlo Catani. Ed allora proporrei una raccolta permanente di materiale documentario, fotografico, musicale (i canti delle setarole di cui La Macina ha fatto una raccolta di grande interesse) oggettistica e via dicendo.

Si può dire che ogni famiglia possiede qualche cimelio. Renderlo fruibile e visitabile, magari su prenotazione, a studiosi, scuole, singoli cittadini.

Katia Mammoli – Segretaria Movimento Repubblicani Europei Jesi