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Jesi Un “Barbiere” che porta in scena la contemporaneità

Teatro Pergolesi gremito per la prima di venerdi dell’opera comica di Rossini resa magistralmente in un contesto attuale, oggi la replica (ore 16)

JesiIl Barbiere di Siviglia di Rossini, visto al Pergolesi, ha avuto quell’impatto affettuoso da baci e abbracci, come se incontrassi un vecchio amico di cui sentivi la mancanza.

E’ la seconda opera di cartellone nella stagione lirica jesina ed era anche molto attesa, a dimostrarlo un teatro stracolmo di spettatori. Mentre uscivo dalla prima, ho drizzato le orecchie per ascoltare alcuni commenti. Che sono nati – siano sempre i benvenuti – per una recita dai connotati assolutamente attuali, perché si tuffa nella contemporaneità, lasciando a casa un’ambientazione scenica e artistica di maniera.

Nessuno di quanti ho, non veduto, ascoltato, ha accennato a sfumature basse o alte nel taglio dei capelli, di barbe mal fatte o, Dio ce ne scampi, di ciuffo ribelle, quel ciuffo lì, che oggi va tanto di moda nelle cronache mondane.

Il contesto che ti trovi di fronte è, dicevo, contemporaneo, quattro ambienti inseriti come in una grossa scatola, la strada di fronte frequentatissima come in ogni città, vetrate che fanno vedere, da dentro e da fuori, la quotidianità che scorre. Giovani e diversamente giovani (vecchio sarà lei) si confrontano e vivono e occupano i quattro ambienti, dei quali uno è il famoso “Barber shop” di Figaro.

In questa unità abitativa si svolgono le vicende e davanti a essa prende vita la città con i suoi personaggi e caratteri, possibili maschere del nostro tempo.

Pirandellianamente e non solo. Un gruppo suona, immaginiamo tipo Maneskin, con un murale sul fondo che recita “Music is my drug”, per fare un esempio, poi la casa di Bartolo, uggiosa ma poi movimentata sui due piani. Le “voci di fuori”, dicevamo.

E’ piaciuta l’esecuzione dell’opera sia nella parte musicale sia in quella cantata, ma la voce di alcuni spettatori reclamava il periodo in cui fu scritta e da lì non si sarebbero scollati.

E pensare, invece, che i movimenti scenici creati dalla regia di Luigi De Angelis contengono una bella fetta di storia del teatro. E della sua evoluzione.

Perché in scena c’era il mondo di oggi. Di fronte alla casa (o all’ambiente) passeggiavano donne con le carrozzine, giovani che andavano a scuola, ragazzi festanti, chi faceva jogging, altri che discutevano, un operatore ecologico che raccoglieva le carte e cartacce gettate a terra dai maleducati di sempre, una suora, qualcuno ubriaco, un homeless che, insieme agli altri, vive tutta l’opera e assorbe con la vista e con la mente, tutto quello che avviene dentro questa stramba abitazione a più piani.

Dove c’è chi si rincorre da una stanza all’altra, chiudendo e riaprendo porte, ricordandoci il vaudeville di Feydeau, il ritmo quasi da artisti della commedia dell’arte, che propongono sempre storie nuove con diverse interpretazioni. Un viavai costante, ma vivace.

Chiaro, è un’opera comica, che però se mal gestita anche in scena avrebbe potuto rischiare di toccare le corde del grottesco e questo non sarebbe andato bene.

Tempi perfetti, sintonia fra palcoscenico e orchestrali, un meccanismo che regala, alla fine, un Barbiere in cui la contrapposizione generazionale è il punto di innesco e di propagazione dell’incendio che l’opera ci ha regalato.

Mai pensato di vedere un Barbiere così, ma a rifletterci bene, è un’opera che davvero può uscire dal limbo della tradizione, tanto è moderna.

I cantanti (ma chiamiamoli anche attori, ballerini all’occorrenza, mimi e… contorsionisti nelle scene d’amore), hanno contribuito, con partecipazione divertita e divertente, di enorme professionalità, alla riuscita dell’opera.

Rosina è stata una bravissima Chiara Amarù, Figaro un Gurgen Baveyan, Il Conte d’Almaviva un nobile innamorato ben interpretato da Dave Monaco, Bartolo, l’antico che va combattuto, Roberto Abbondanza, Don Basilio Arturo Espinosa voce da seguire, Berta una tuttofare eccellente Paola Valentina Molinari, Fiorello/Un ufficiale è Tommaso Corvaja, Ambrogio è Giorgio Marcello.

L’opera è stata ben diretta da Francesco Pasqualetti, ha suonato la Form, Orchestra Filarmonica Marchigiana.

Molto affiatato il Coro Lirico Marchigiano V. Bellini, diretto da Riccardo Serenelli.

Si replica oggi pomeriggio, domenica 5 novembre, alle ore 16.

(foto Binci)

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