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ANCONA / Alle 17.35 Santiago è arrivato all’ospedale di Torrette (video)

Fine di un incubo per il giovane jesino rientrato finalmente dalla Thailandia dopo l’incidente del 20 giugno che lo aveva paralizzato
ANCONA, 26 settembre 2020 – Alle 17.35 l’ambulanza dell’Avis di Montemarciano ha accostato di fronte al reparto Malattie infettive dell’ospedale di Torrette: ad attendere Santiago Loccioni, proveniente da Roma, il padre Marcello e lo zio Maurizio.
Appena il portellone si è aperto il padre ha tirato un sospiro di sollievo, ha chiamato il figlio, si è sincerato delle sue condizioni, e lui gli ha risposto: «Sì ho fatto un buon viaggio». Stanco ma lucido, il giovane jesino 29enne, vittima il 20 giungo scorso di una caduta che l’ha paralizzato – a causa delle fratture multiple riportate – è rimasto bloccato in Thailandia dove si era recato per lavoro, animatore di villaggi turistici.
Poche parole: «Ciao Santi, amore mio», anche lo zio gli si è stretto attorno. L’odissea di Santiago, e l’apprensione della famiglia, sono finite, almeno la prima parte, ora lui dovrà affrontare le cure per uscire da una situazione che l’ha devastato nel fisico e nel morale. Quattro voli rimandati, burocrazia, l’aspetto sanitario legato al Covid – Santiago è risultato negativo ai quattro tamponi fatti – ingenti spese ospedaliere, il tentativo di approdare a un volo di Stato, andato a vuoto. Ma tanta solidarietà attiva che ha smosso i cuori e la partecipazione di tanti.
«Santiago – rammenta comunque amareggiato il padre – è l’unico caso di un italiano, precipitato in un burrone in Tahilandia, tutto rotto, che guadagna 820 euro al mese, che è dovuto rientrare a proprie spese su un volo di linea, assistito da una badante thailandese. Si è dovuto fare 16 ore di ambulanza prima di imbarcarsi sull’aereo a Bangkok, quindi altre 16 ore di volo sino all’Olanda, qui tre ore fermo col rischio di rimanere bloccato se gli si alzava la febbre e finire in un altro ospedale, circa tre ore per arrivare a Roma e altrettante per giungere qui ad Ancona. È la storia di un italiano che all’estero si è fatto male».
«Ringrazio tutti quelli che ci hanno aiutato, dal profondo del mio cuore».
Domani arriveranno la mamma e il fratello dalla Svizzera, dove risiedono, mentre la badante sarà ospitata in una stanza messa a disposizione del vescovo Gerardo nella sede della Caritas di via Papa Giovanni XXIII, a Jesi.
Pino Nardella
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