Cronaca
JESI Fontana, l’architetto Morgante: «Spostamento un precedente grave»
25 Marzo 2021
Scrive un’altra lettera alla città: «Che tristezza che mi fai Jesi in mano a questa gente senza amore e sorda a ogni ragione»
JESI, 25 marzo 2021 – L’architetto Sergio Morgante, che in città ha seguito progetti come il Parco del Vallato, Piazza del Duomo, ma anche Piazza Grande a Imola e quella del Comune toscano di San Giovanni Valdarno, torna a rivolgersi alla città che si accinge a vedere per sempre cambiate le sue due piazze principali, con lo spostamento della fontana delle leonesse.
E lo fa con una lettera aperta da Firenze – dove risiede – alla quale, dopo la data, 25.03.2021, fa seguire 700 anni dalla morte di Dante.
«Cassio Morosetti ci aveva già provato diversi anni fa, anche allora voleva spostare a sue spese quell’obelisco, contornato da leoni che buttano acqua dalle fauci, in Piazza della Repubblica, dov’era quando era bambino, (che storia commovente!) ma il sindaco di allora rifiutò l’offerta – scrive il professionista -. Ora pare che ce l’abbia fatta offrendo al Comune due milioni; ottocentomila servono per smontare e rimontare il monumento e il milione e duecentomila restante cos’è? Certamente non è un dono perché un dono è un atto gratuito che nulla chiede in cambio».
Stanno procedendo spediti i lavori di spostamento della fontana: «Secondo voi si può sospettare che Cassio ha usato il potere dei soldi insieme a una discreta dose di furbizia per fare suo il monumento che, ricollocato in piazza della Repubblica, secondo le sue ultime volontà, diventerà di fatto il suo cenotafio che lo eternerà nel bel mezzo della città? Come farete, passando di lì (ed è impossibile non passarci) a non pensare a colui che ha tanto voluto questa ricollocazione? Come farete a non avvertire questa imposizione, questa prepotenza appena edulcorata e sdoganata da qualche ipocrita atto amministrativo, che umilia e ridicolizza l’intera città?».
E ancora l’architetto residente a Firenze, si rivolge alla città e al suo primo cittadino: «Se tra qualche lustro si presenterà in Comune un altro signore, con le tasche imbottite di soldi, nato nel quartiere del Duomo che si ricorda di quando giocava a palla in piazza e che la palla finiva sempre nella vasca che circonda l’obelisco e quindi vuole riportare, per sublimare questa sua memoria, il monumento in piazza del Duomo ed è disposto ad elargire per raggiugere tale scopo tre milioni, no, mi voglio rovinare, quattro milioni per coprire le spese e convincere, con il lauto resto, la futura amministrazione? Chi potrà dire di no dopo il precedente caso del Cassio?».
«Ti rendi conto sindaco Bacci di quanto sia tragicomica questa storia? – conclude -. E del danno che farete in piazza del Duomo aprendo una falla (come ho spiegato nella lettera n°3) che apre la strada a proposte sceme, deliranti e incontrollabili con le risorse culturali di cui disponete (ma per vostra fortuna non ne siete consapevoli). Che tristezza che mi fai Jesi in mano a questa gente senza amore e sorda a ogni ragione».
(e.d.)
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