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Ricette per il sorriso

COTTO E MANGIATO LA RUBRICA DI GIOIA MORICI


A CARNEVALE LA SPAGNA NON VALE

Giovedì pomeriggio esco dall’ufficio e mi travolge un’orda impazzita di ragazzini mascherati. Porca vacca, è Carnevale…e chi si ricordava! Oddio, per quel che mi riguarda, di Carnevale ce n’è uno solo ed è quello a Rio de Janeiro: tutto il resto…è fuffa. Incontrare Arlecchino a me fa pensare a carri di mulatti che ballano nudi in mezzo a una bolgia godereccia dall’altra parte del mondo dove, per altro, è piena estate. E tutto ciò non solo è altamente frustrante, ma mi fa girare con consistente dinamismo i coglioni. Ogni anno di questi tempi, oltre tutto, imbattermi in fiumane di mini indemoniati travestiti da non so cosa, mi riporta alla mia infanzia, facendo riemergere ricordi di straordinaria potenza grottesca. Il primo, manco a dirlo, ha un nome proprio che da solo fa tremare le vene dei polsi: PIERROT. Dio santissimo…ma vi rendete conto che razza di torture abbiamo subito?? Ci costringevano a camminare per strada pitturati di bianco, costellati di pon-pon giganti e marchiati a fuoco da una tristissima (e sottolineo tristissima) lacrimona nera sulla guancia. Una sola domanda: PERCHÉ??? E co’ ‘sta robetta sul groppone, ci stupiamo se soffriamo di disturbi della personalità e depressione cronica?? Certo, a parziale giustificazione dei nostri genitori, va detto che negli anni ’80 andavano di moda delle maschere veramente di merda: Pantalone, Pulcinella, Balanzone, Gianduia…però, proprio per questo, un briciolo di accortezza in più ce lo volevate mettere? Macché: condannati per sempre come Bobby Solo alla lacrima sul viso. Ammettiamolo: da piccoli abbiamo sopportato delle autentiche atrocità. O meglio: da piccole, perché, se eri maschio, te la potevi cavare col cappello da cow-boy, il mantello di Batman e la spada di Zorro…ma se eri femmina…ah beh…se eri femmina non avevi scampo: ti beccavi la fatina, punto. Raga’…io mo’ lo urlo: LA FATINA MI FACEVA CAGARE!…col gonnone con la stecca rotonda che sbatoccolava ovunque e la parrucca celeste abbinata all’ombretto che ti sbatteva come un tappeto! Io pure volevo la maschera di Zorro!! Ma come…loro Zorro (scaltro, misterioso, figo) e io – salagadula magicabula – che non si capisce neanche come cazzo parlo?? Per giunta, visto che ero l’ultimogenita, le possibilità di avere voce in capitolo erano praticamente nulle: il costume, il più delle volte, io lo ereditavo bell’e fatto. E indovinate un po’: mia sorella era l’esatto opposto di me…una fatina nata! Bionda, eterea, coi capelli lunghi e i fiocchi rosa sparsi per la capoccia. Ecco, gente all’ascolto, sfidando la riservatezza estrema che mi contraddistingue, ora condividerò un ricordo privato e delicatissimo con voi. E lo farò per due motivi: 1) vendicarmi finalmente del sadismo di mia madre 2) perché voglio che, nei vostri momenti bui e tempestosi, usiate questa foto per ritrovare il sorriso. Già, perché non c’è ombra di dubbio: questa foto FA MOLTO RIDERE. Per aumentarne l’effetto comico, ve la vado a spiegare: è il mio sesto Carnevale su questa Terra maledetta, quando – come un fulmine a ciel sereno – mi tocca in eredità niente popò di meno che…un rosso, fiammante, super-frufrù VESTITO DA SPAGNOLA. In me, maschiaccio alla riscossa che si arrampica sugli alberi, naturalmente è disperazione allo stato puro: passi la fatina, passi la damina, passi Colombina…ma la spagnola nooo, porca puttana! Ahimè, mia madre (pronunciate matri con la tipica deferenza mafiosa verso un capo dei capi), con tre figlie a carico e un lavoro a tempo pieno, ha una sensibilità pediatrica a cavallo tra Erode e la Montessori ‘mbriaca. Qualunque tentativo di indurla a pietà è vano: vai con la ballerina di flamenco…olè. Cari amici fresconi, adesso io vi mostrerò con marmoreo coraggio l’istantanea che mi ritrae in quell’infausto martedì di molti anni fa, in cui, nel bel mezzo della festa alle elementari, il fotografo si è avvicinato e, senza darmi il tempo di nascondermi, ha scattato. Vi prego di notare l’odio supremo con cui lo fisso perché so perfettamente che sta immortalando un momento di mera VERGOGNA, rendendolo così indelebile nella mia vita (fingo disinvoltura ma dentro di me c’è un risentimento tale che spaccherei tutti i banchi della scuola). Ammirate con quanta placida tigna per la mia tenera età io ostenti fierezza sotto quel fiore dalle proporzioni IMBARAZZANTI, ma soprattutto apprezzate la forza di una bambina condannata al pubblico ludibrio, che raccoglie l’ultimo briciolo di dignità in grembo e, pur di non dar soddisfazione all’umanità crudele, mantiene un impareggiabile senso di elegante compostezza. Aho, nonostante quel fiore del male sulla testa, io non me so’ mai drogata…quindi oggi, 26 febbraio 2017, permettetemi questa rivincita e lasciatemelo dire: AH MA’…MA VAFFANCULO VA’!

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