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Cronaca

JESI IL CONCERTO CHE TI RIMANE ADDOSSO: PER SEMPRE NOMADI

Quasi due ore di concerto, volate via come la loro musica, linguaggio universale che attraversa le generazioni (foto Valerio Lancioni)

Quasi due ore di concerto, volate via come la loro musica, linguaggio universale che attraversa le generazioni (foto Valerio Lancioni)

JESI, 30 dicembre 2015Per sempre Nomadi. Da oltre 50 anni. E l’indice della mano levato al cielo – quel cielo grande quel cielo  blu – come faceva Augusto Daolio.

Il palasport di Jesi ha accolto domenica 27 dicembre la mitica band in un concerto trascinante, ricco di emozioni, di suoni, di voci che cantavano insieme. Senza età. Ma con un’unica, grande, passione: per sempre Nomadi.

Le immagini sullo schermo, alle loro spalle, che raccontavano sulle note antiche e recenti ma che accomunano sempre, le dediche lette sul palco, gli intermezzi con il pubblico. Una festa. Ma anche una grandissima esibizione di questo sestetto che non finisce mai di stupire.

Unico rimasto, dalla fondazione (nel 1963), il tastierista Beppe Carletti. Augusto non c’è più da tempo, con la sua voce infinita, bellissima. Ma non c’è più per modo di dire perché la sua presenza si avverte, quasi si tocca, perché citato spesso, perché la sua immagine appare sullo schermo gigante, perché ci sono anche le sue canzoni.

Novanta concerti all’anno, nel loro tour, con una media annuale di un milione di spettatori, accompagnati dalla loro forza musicale e da testi mai banali, sempre pieni di vita, anche quando questa ti volta le spalle.

Quasi due ore di concerto, volate via come la loro musica, linguaggio universale che attraversa le generazioni.

Le immagini sullo schermo, alle loro spalle, che raccontavano sulle note antiche e recenti ma che accomunano sempre, le dediche lette sul palco, gli intermezzi con il pubblico (foto Valerio Lancioni)

Le immagini sullo schermo, alle loro spalle, che raccontavano sulle note antiche e recenti ma che accomunano sempre, le dediche lette sul palco, gli intermezzi con il pubblico (foto Valerio Lancioni)

Ad accompagnare Beppe, al solito, Cico (Falzone), Cristiano (Turato), Daniele (Campani), Massimo (Vecchi), Sergio (Reggioli). Per un viaggio che è andato da “Noi non ci saremo” a “Io voglio vivere”, nella parte finale fatta ripetere due volte dai fans in delirio, ma non è stata l’unica. L’omaggio a Pantani con “L’ultima salita”, le gucciniane “Auschwitz”, “Dio è morto”, “Canzone per un’amica”. E, naturalmente, “Cielo grande, cielo blu” per arrivare  a “Io vagabondo” e “Te deum” che ha aperto e chiuso il concerto. In tutto una scaletta di 27 brani.

Alla fine il gruppo è stato ospite del ristorate “Villa d’Este” di Santa Maria Nuova. Il dolce, per l’occasione, è stato preparato dalla pasticceria “Zoppi” di Jesi. Il brindisi di fine anno lo faranno ad Arzachena, in Sardegna.

Poi, via. Per altre strade, per altri cieli, per altri cuori. Ma per sempre Nomadi.

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