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Cronaca

JESI MAURIZIO, VITA DA CLOCHARD AL VECCHIO OSPEDALE

2cloJESI, 25 aprile 2016 – Di normale c’è soltanto che ama i Pooh e i Pink Floyd. E, a modo suo, canta quando gli va. Maurizio ha 58 anni –  che sembrano  pesargli come un macigno  – la strada è la sua casa da un ventennio e, da tre settimane, vive nel giardinetto del vecchio ospedale, quello che si affaccia su corso Matteotti. Vita da clochard.

Dorme su una panchina scassata, accanto ai bidoni dell’immondizia, avvolto da un paio di coperte e lì passa anche tutta la sua giornata. E’ invalido, per camminare ha bisogno dell’aiuto di una stampella, strascico di un intervento chirurgico alla gamba destra. Che continua a fargli male.

Mangia quando può e, a volte, dove può. In questi giorni, però, qualche amico se lo è fatto che gli porta un po’ di pizza, una bottiglia d’acqua, persino un pasto caldo. E sigarette, ogni tanto.

«Stavo meglio prima – dice scandendo lentamente le parole -, quando questo ospedale era aperto perchéDSC_3140 riuscivo ad avere almeno un tetto, la notte. Per 3 anni mi sono arrangiato intrufolandomi lì dentro e a stare al caldo d’inverno. Adesso è dura». Già, perché piove pure, in questi giorni. E quando capita, come la notte appena trascorsa e quelle prima, deve cercarsi un riparo non troppo lontano dalla sua panchina.

Maurizio è originario della provincia di Varese, Busto Arsizio, aveva un  lavoro, guadagnava anche bene. Poi tutto è finito. La sua è una lunga storia, una come tante. Adesso è qui, su una panchina di plastica del vecchio ospedale in attesa che qualcosa cambi.

DSC_3141Ma il qualcosa è legato alla burocrazia. Non ha i documenti  di riconoscimento «me li hanno rubati», e dai carabinieri risulta la sua denuncia risalente all’ottobre scorso. Senza documenti nessuno ti vuole. Alla nuova struttura di accoglienza, la “Casa delle genti”, c’è posto  da domani, martedì 26 aprile, e con la copia della denuncia, comunque, l’ostacolo può essere superato. Quindici giorni poi di nuovo fuori, salvo una proroga che non va oltre la settimana.

«Mi rubano di tutto. Anche di stampelle me ne hanno fatte fuori tre». Vita da clochard.

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